Spirito
Mettete alla prova gli spiriti – Commento al vangelo di don Gabriele Nanni – 7.1.2020 – 1 Gv 3,22 –
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7 gennaio 2020
METTETE ALLA PROVA GLI SPIRITI
Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo (1 Gv 3,22 – 4,6)
Carissimi, qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da Dio, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quello che gli è gradito.
Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato.
Carissimi, non prestate fede ad ogni spirito, ma mettete alla prova gli spiriti, per saggiare se provengono veramente da Dio, perché molti falsi profeti sono venuti nel mondo. In questo potete riconoscere lo Spirito di Dio: ogni spirito che riconosce Gesù Cristo venuto nella carne, è da Dio; ogni spirito che non riconosce Gesù, non è da Dio. Questo è lo spirito dell’anticristo che, come avete udito, viene, anzi è già nel mondo.
Voi siete da Dio, figlioli, e avete vinto costoro, perché colui che è in voi è più grande di colui che è nel mondo. Essi sono del mondo, perciò insegnano cose del mondo e il mondo li ascolta. Noi siamo da Dio: chi conosce Dio ascolta noi; chi non è da Dio non ci ascolta. Da questo noi distinguiamo lo spirito della verità e lo spirito dell’errore.
La prova degli spiriti o discernimento è fondamentale per poter procedere nella via di Dio seguendo Gesù Cristo.
Prima ancora di discernere gli spiriti fuori di noi occorre mettere alla prova ciò che noi crediamo e facciamo. Questo dovere di esaminare se stessi proviene da un comandamento di Gesù, il quale ci dice che prima di giudicate il prossimo dobbiamo esaminare noi stessi: “Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.” (Lc 6,42).
Si tratta di non farci giudici degli altri, e di essere invece di aiuto; per fare questo occorre allora che noi ci troviamo in una condizione di salvati prima di esaminare altri e di pretendere di aiutarli, per non cadere nell’errore presuntuoso di dare un giudizio errato della situazione e di portare alla rovina invece che salvare, come avverte Gesù nello stesso brano: “Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso?” (Lc 6, 39).
Il giudizio non riguarda il discernimento degli spiriti: si tratta di due cose differenti. Il primo è la pretesa di esaminare la colpa del prossimo e di destinargli una condanna ed un castigo; il secondo riguarda l’esame di una situazione o di un’azione nella sua qualità morale, se sia buona o cattiva per noi o per gli altri. Questo discernimento è doveroso per intraprendere una via o lasciarla; nell’esercizio della carità, i fratelli devono essere avvisati per il loro bene, per la loro salvezza.
Così si comprende che il giudizio rimane di Dio, di Cristo, quando verrà alla fine dei tempi, poiché egli solo conosce l’intimo dei cuori e la coscienza di ciascuno. A noi è dato dunque di esaminare le cose e le azioni, ma non le intenzioni, le quali devono essere messe a un vaglio severo dalla persona per sé stessa davanti a Dio.
Ogni comportamento ha dunque un valore buono o cattivo davanti alla legge di Dio, ma l’intenzione spesso rimane nascosta. La disamina delle intenzioni è soggettiva e deve essere precisa, per quanto ai nostri occhi sia possibile, alla luce dello Spirito di Dio e del vangelo di Gesù.
La coscienza intorpidita può e deve farsi chiara con l’onestà dello sguardo dentro di noi chiedendo la luce dello Spirito Santo in relazione alle parole del vangelo; a questi due elementi si deve sempre associare il consiglio di una terza persona che aiuti al discernimento, poiché nessuno è giudice in causa sua.
San Giovanni insegna che il primo elemento di discernimento è quello di determinare se Dio vive in noi col suo Spirito. Questo non si confà allo spirto del mondo, ma brilla di luce propria, e spinge al bene del prossimo sempre e comunque anche a scapito del nostro interesse e della nostra incolumità. Se siamo nello Spirito di Dio, che abita in noi, allora abbiamo la stessa forza di amore di Cristo ed egli è la nostra guida: lo percepiamo immediatamente come sorgente di amore inequivocabile, per cui se amiamo veramente non possiamo non credere in Gesù come Figlio di Dio poiché egli è la stessa vita che ci anima, ci illumina e ci spinge.
Questa chiarezza non è controvertibile: ha una forza ed una identità troppo chiara per confonderla con altro e perfino con le nostre stesse buone intenzioni. Percepiamo Cristo in noi, distinto da noi, ma perfettamente unito a noi. Questo amore, che urge in noi, guarda ai fratelli con lo stesso occhio di amore del Cristo e desidera salvezza e non condanna, trarre fuori dal pericolo e dall’errore i fratelli e non giudicarli. Il maligno gode della caduta dell’altro, col