Commenti Vangelo » Generati da Dio – Commento al vangelo di don Gabriele Nanni – 8.1.2020 – 1 Gv 4, 7-10
Fonte:
https://www.spreaker.com/user/11389973/8-gennaio-2020-audio-08-01-20-08-53

8 gennaio 2020

GENERATI DA DIO

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo (1 Gv 4, 7-10)
Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore.
In questo si è manifestato l’amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui.
In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.

Giovanni afferma, in una sola frase, quello che è il mistero più grande per noi: Dio è Amore, l’amore di Dio per noi, l’amore che è generante i rende come lui, figli di Dio, l’amore che è trasfuso in noi diventa quello che ci rende capaci di amare. Questo amore equivale alla vita.
Ma non si ferma, poiché dice, cosa ancor più misteriosa per noi, che l’amore del Padre si attua nel dono del Figlio Gesù, che espia i nostri peccati ed in questo modo ci dona la vita.
Forse possiamo comprendere almeno astrattamente che la sostanza di Dio è l’amore e che la sua comunicazione con noi causa un trasferimento della sua sostanza di amore in noi e quindi noi siamo trasformati dal suo Spirito, resi simili ma non identificati con Dio, capaci di essere altro da lui, ma anche di corrispondergli l’amore che egli mette in noi.
La risposta dello Spirito di Dio in noi non è la risposta a se stesso, ma è uno Spirito che vitalizza il nostro e lo fa amare come Dio, conoscere lui, corrispondere ai fratelli lo stesso amore, pur lasciandoci nel rispetto della nostra persona, della nostra libertà, della nostra coscienza.
In questo sta la capacità di amare di Dio: di farsi amare col suo Spirito dalle sue creature lasciandole libere di volerlo, integre nella libertà. Lo Spirito di Dio si colora del nostro essere e noi diventiamo come lui, ma è anche vero che egli diventa come noi. Questo Dio Padre lo ha realizzato in modo eccellente ed unico col Figlio che si fece Uomo per mostrarci da Uomo l’amore del Padre che nessuna ha mai visto.
In questa fusione di amore tra il Padre ed il Figlio avviene il miracolo dell’innesto dello stesso amore in noi poveri uomini, limitati e legati dal peccato.
Per poterci mettere nella condizione di essere figli di Dio, cioè capaci dell’amore divino, Gesù ci libera dal peccato e ci ristabilisce nella condizione di libertà e di santità, di purezza per ricevere l’amore puro di Dio, quello senza ombra di egoismo, tutto rivolto al bene delle sue creature dal seno dell’amore perfetto tra il Padre e il Figlio nello Spirito Santo.
L’azione di liberazione avviene attraverso il pagamento del riscatto per i nostri peccati, per trarci fuori dalla condizione di schiavitù ereditata come genere umano.
Poiché la nostra condizione di cecità e di dipendenza dal peccato, ed attraverso esso di sudditanza dal Maligno, non ci permetteva minimamente di amare Dio e tantomeno di raggiungerlo, l’iniziativa è quella di Dio che manda il Figlio per la nostra liberazione.
Ancora ci soccorre l’intelligenza delle cose rivelate, e ci fa accettare che un prigioniero prima deve essere liberato e poi ristabilito nella sua condizione originaria. Nessuno può liberare se stesso, e la dimostrazione è il male che regna in noi e nel mondo. Nessuno può contrastare la morte che ci attende dopo infiniti mali. Da questi ci può liberare solo Dio attraverso il Cristo che dimostrò di vincere il male, nelle forme più diverse ed infine la morte con la risurrezione definitiva: più non muore il Dio fatto Uomo.
Tuttavia, facciamo fatica a comprendere, anche se annunciato in tutto il Nuovo Testamento, che occorre l’espiazione del peccato attraverso la morte del liberatore. Le colpe sono controbilanciate da un altro peso contrario: la morte di un giusto, volontariamente affrontata, per il riscatto delle colpe degli uomini.
Il dono della vita passa dunque attraverso la morte di sé. Il grande segno di espiazione del peccato consiste proprio nel fare il contrario: alla vita presa agli altri, si contrappone il dono della vita data agli altri.
Poiché fin dal principio il peccato degli uomini si configurò come omicidio, invidia e gelosia, furono le molle di tutto, per il veleno satanico, l’azione contraria di Cristo fu il dono della vita, strappata per invidia e volontà di potenza dai suoi avversari. L’atto virtuoso per eccellenza, il dono più puro, per il fatto che nessuna ombra oscurò la gratuità e la generosità del dono, furono ripagate dal Padre con un dono per il Figlio: a lui diede il potere su tutti gli uomini e su tutte le creature.
Gesù risorto è il dominatore e può, in virtù del dono della vita, donarla a chi vuole, per decreto divino del Padre, per questo siede alla sua destra.
Chiunque crede nel Figlio e chiede la sua s

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