Legge divina, Profezia, Ritratti di G. Battista, Ritratti di Gesù, Sacrificio Sangue, Spirito, Via Verità Vita
Profezia e istituzione . Commento al vangelo di don Gabriele Nanni – 19.1.2020 – Gv 1, 29-34
https://www.spreaker.com/user/11389973/19-gennaio-2020-audio-19-01-20-08-33
19 gennaio 2020
II Domenica del Tempo Ordinario
PROFEZIA E ISTITUZIONE
Dal vangelo secondo Giovanni (Gv 1, 29-34)
In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».
Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».
La rivelazione del Battista è di capitale importanza per l’accreditamento di Gesù come Messia Figlio di Dio. L’importanza non si riferisce a Gesù, il quale non ha bisogno di sapere chi sia o quale missione abbia, ma per il popolo di Dio che era in attesa guidato dalle antiche profezie e finalmente dal Battista, riconosciuto come profeta unanimemente. Mancavano all’appello i vertici e la parte alta di Israele: i sacerdoti del Tempio, scribi e farisei.
Ora questo costituiva un problema di accreditamento, almeno in apparenza, poiché gli esperti e i capi avrebbero dovuto essere quelli con il compito di guidare al Messia.
L’opposizione dei capi gettava nella confusione una parte del popolo, diviso tra profezia e istituzione, le quali mancavano di corrispondenza.
Il cerchio che avrebbe dovuto chiudersi rimaneva incompleto: le Scritture e le profezie indicavano il Messia, il Battista confermava, ma il Tempio e gli esperti della Scrittura negavano. Ecco i sadducei che accettando solo il Pentateuco di Mosè si sbarazzavano dei profeti e degli altri Scritti; gli scribi ed i dottori del tempio, invece si cimentavano nell’interpretazione letterale dei passi sacri per dimostrare la contraddizione dell’insegnamento e del comportamento di Gesù.
La sapienza di Gesù però era irresistibile e nessuno lo poteva incastrare con prove teologiche e scritturistiche, tanto che dovettero ricorrere all’inganno per catturarlo ed alle false testimonianze per accusarlo ed infine ai ricatti sull’autorità romana per condannarlo.
Il popolo dunque rimaneva perplesso e confuso dai suoi capi che non accettavano la verità e non permettevano alla gente di seguirlo.
L’accreditamento di Gesù come Messia sarebbe stato un aiuto per la gente, ma Gesù non ne aveva bisogno, poiché Dio stesso lo accreditava.
Gesù, essendo Figlio di Dio aveva perfetta coscienza della propria identità e missione, ma Dio volle che tutte le Scritture confluissero e si perfezionassero con l’incontro tra il Battista e Gesù sul Giordano. Il Battista venne ispirato al riconoscimento della vera natura di Gesù, come il Cristo. Egli riceveva messaggi dall’Alto ed era in attesa di quel momento che scattò quando Gesù si presentò al fiume dove egli battezzava.
Lo indicò con una sintesi paurosa: l’agnello di Dio che toglie il peccato del mondo. Tutta la missione del Cristo era sostanziata da quelle parole: era il salvatore, non solo del popolo di Israele, ma di tutti gli uomini; la salvezza consisteva nel togliere il peccato che gravava su tutta l’umanità; il mezzo era il sacrificio di un agnello, che fosse gradito a Dio e quell’agnello era esattamente un uomo: quel Gesù che camminava verso di lui.
La funzione profetica che allacciava i secoli del cammino di Israele era compiuta, finalmente, il popolo trovava conferma nella attesa che la loro fede credeva sulla base della tradizione e delle Scritture. I capi erano rimasti tagliati fuori, per loro stessa colpa. Ma ciò non bastò a Dio che compì la rivelazione di sua iniziativa, squarciando i Cieli e facendo scendere lo Spirito in forma di colomba, e facendo udire a tutti i presenti la sua voce che accreditava Gesù: “Ed ecco una voce dal cielo che disse: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto».” (Mt 3,17).
Chi avesse voluto seguire la Scrittura nella sua completezza, le indicazioni di Giovanni il Battista, i segni di Dio al Giordano, avrebbe facilmente riconosciuto in Gesù di Nazareth il Cristo, il Figlio di Dio che salva dai peccati. Ma a chi obbedire? All’istituzione o al Cristo? Gesù insegnava che la Legge andava obbedita certamente, ma non andava seguito chi non la rispettava. Scribi e farisei, avevano preso il posto di Mosè, ma senza essere esempi degni della Legge che pretendevano di insegnare. Il vero pastore non è solo chi insegna, ma chi conduce. Il conduttore è colui che segue la via dei comandamenti facendosi esempio. Gesù obbedisce a Dio ed ai comandamenti e si identifica con la via stessa, così da essere esempio per