Commenti Vangelo » Rinnovamento spirituale – Commento al vangelo di don Gabriele Nanni – 20.1.2020 – Mc 2, 18-22
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https://www.spreaker.com/user/11389973/20-gennaio-2020-audio-20-01-20-06-15

20 gennaio 2020

RINNOVAMENTO SPIRITUALE

Dal vangelo secondo Marco (Mc 2, 18-22)
In quel tempo, i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da Gesù e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno.
Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!».

La questione che sorge, per l’osservanza del digiuno, presenta due gruppi di accusatori che in realtà erano nemici fra loro: i discepoli del Battista e quelli dei farisei. Tenendo conto delle invettive di Giovanni contro i farisei, c’è da chiedersi quale strana alleanza fosse sorta tra loro.
Certamente condividevano qualcosa contro il Cristo per lo stesso motivo, i primi perché non compresero il loro maestro Giovanni che aveva indicato Gesù; i secondi perché erano attenti alle osservanze esterne della Legge, ma non a quelle segrete del cuore.
Ad entrambi Gesù dice che lo Sposo, antica figura dell’unione di Dio con il suo popolo, era lui, quindi era presente l’Emmanuele, il Dio-con-noi, era dunque tempo di festa, e penitenza e lutto sarebbero arrivati con l’uccisione dello Sposo.
Alla base di entrambi i gruppi sta il non riconoscimento di Gesù come il Messia.
Gesù risponde, ma in simboli, poiché non serve dire molto a chi ha il cuore chiuso e deve meditare per comprendere, facendo uno sforzo di conversione. Il simbolo è doppio, secondo la tecnica del parallelismo ebraico: la stoffa vecchia e logora e gli orci vecchi. Qualcosa di nuovo deve essere immesso, ma non può se non viene cambiato qualcosa di vecchio. La forza della novità spaccherebbe gli orci vecchi e non vale la pena mettere una toppa di tessuto nuovo su una trama che non la regge.
Gesù sta parlando dello Spirito che intende donare, il frutto maturo della sua missione che donerà proprio dopo la sua morte al suo popolo e a tutti coloro che sarebbero stati desiderosi di ottenerlo. L’effusione dello Spirito è il grande dono all’umanità poiché è il germe vitale per fare nuovo l’uomo rigenerandolo interiormente. Tale forza si incarna nel cuore di ciascuno e chiede l’attiva accettazione in tutta umiltà e Spirito di verità.
La parola chiusa nel simbolo sembra insufficiente a spiegare quello che Gesù è e intende fare, ma la scelta di parlare in parabole, lascia al buon intenditore la possibilità di comprendere e di procedere nella comprensione. Il buon intenditore è colui che è ben disposto verso Gesù e perciò è in grado di afferrare il senso pieno del suo insegnamento.
La disposizione del cuore ci fa capaci di ricevere la novità dello Spirito, la quale richiede uno svuotamento di sé e delle convinzioni umane di fronte alle notizie ed alla forza dello Spirito Santo, soprattutto occorre la disponibilità a lasciarsi destrutturare per essere cambiati.
È una questione di merito, ma anche di prudenza soprannaturale: la persona non preparata con il cuore indurito, accetta sul momento le cose che Gesù dice, ma quando arriva la prova tutto quello che non è stato assimilato diventa materiale da rigettare contro chi lo ha donato. Così il dono frettolosamente accolto diviene cosa indigesta e cattiva, ed il donatore un colpevole.
Altrove Gesù avverte i suoi su tale prudenza quando dice di non gettare perle ai porci, i quali le calpesteranno e poi si rivolteranno contro (Cf Mt 7,6).
Analogamente la stoffa logora non tiene i punti di una toppa fatta con stoffa nuova e si strappa più di prima. Questa immagine fa riflettere sul fatto che non possiamo rimanere noi stessi e semplicemente aggiungere una nozione in più, né lo Spirito Santo si può limitare per sua natura ad aggiungere un rimedio ad una struttura vecchia e ormai inutile, quale è la nostra povera umanità, rovinata dal peccato e incapace di rigenerarsi da sola.
Così lo Spirito chiede di ritessere l’uomo intero ed una parte di esso deve essere lasciata totalmente: l’abito nuovo, simbolo della vita nuova nel suo dispiegarsi, è quello necessario per entrare nel Regno, l’invitato alle nozze, che non ha l’abito adatto, viene cacciato fuori come colpevole di non aver fatto la sua parte per accedere alla grazia (Cf Mt 22, 12-14).
Gesù con delicatezza avverte, getta un seme, lascia che lavori nei cuori anche più indisposti e attende una maturazione, dopo la quale i segreti del Regno potranno essere svelati e capiti, accettati e c

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