Commenti Vangelo » La Parola che purifica e nutre – Commento al vangelo – 2.12.2020 – Mt 15,29-3 (creato con Spreaker)
Fonte:
https://www.spreaker.com/user/11389973/2-dicembre-2020-audio-02-12-20-08-53

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 15,29-37)

In quel tempo, Gesù giunse presso il mare di Galilea e, salito sul monte, lì si fermò.
Attorno a lui si radunò molta folla, recando con sé zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì, tanto che la folla era piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi guariti, gli zoppi che camminavano e i ciechi che vedevano. E lodava il Dio d’Israele.
Allora Gesù chiamò a sé i suoi discepoli e disse: «Sento compassione per la folla. Ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non vengano meno lungo il cammino». E i discepoli gli dissero: «Come possiamo trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?».
Gesù domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette, e pochi pesciolini». Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra, prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò e li dava ai discepoli, e i discepoli alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà. Portarono via i pezzi avanzati: sette sporte piene.

Questa scena descritta dal vangelo è una sintesi potente della manifestazione di Dio per il suo popolo così come era stata l’esperienza con Mosè nel deserto, quando Dio assisteva con l’insegnamento, e indicava la via verso una terra ove far abitare il popolo formato da Dio stesso.
Quel camminare dietro a Dio, che si manifestava ed indicava passo a passo la sua volontà per condurre alla terra e nello stesso tempo fare del cammino una trasformazione dell’essere, viene donato con pienezza da Gesù, che è seguito in luoghi deserti, fuori dalle città e da Gerusalemme, dove gli era possibile assemblare migliaia di persone, lontano dalle ostilità del tempio.
La gente che lo seguiva era affamata della sua parola, i segni di guarigione si moltiplicavano, le profezie di Isaia si compivano e il Regno nel segno della festa dove Dio stesso prepara un banchetto nuziale per il suo popolo era realizzato da Gesù: nutriva l’anima e il corpo, con la moltiplicazione del cibo e con la Parola.
Il popolo mangia al cospetto di Gesù che provvede al cibo, questo è un richiamo potentissimo al sacrificio di comunione (Cf Lv 7,29; Dt 27,7), quando si mangiava una parte offerta sull’altare per indicare la comunione della volontà umana e quella di Dio.
Gesù è sacerdote che procura e offre il cibo a Dio e lo mangia con il popolo, ma essendo Signore, quella gente mangiava al cospetto di Dio.
In questo sta il segno della futura Eucaristia, il rendimento di grazie al Padre per la vittima perfetta che si è auto immolata per noi e che offe il suo sangue e la sua carne nella forma del pane e del vino, come sacrificio di espiazione e di comunione.
In Gesù si attua la comunione perfetta col Padre ed il suo mangiare il cibo davanti a lui compie il sacrificio antico di comunione; poi compie anche il sacrificio di espiazione (Cf Lv 17,11) per i peccati del mondo salendo sulla croce, riproposto sacramentalmente col dono della Eucaristia.
Il sacrificio di espiazione di Gesù, fatto al posto nostro, rende capaci del sacrificio di comunione, cioè del rispetto della comune volontà, il patto di Alleanza tra Dio e l’uomo.
Entrambi i sacrifici antichi, di espiazione e di comunione, sono riuniti nell’Eucaristia: occorre essere purificati dal sacrificio espiatorio della croce, per poter essere in comunione di volontà con Dio.
Le folle sono guidate a questa realtà sacrificale, esperimentando il dono della Parola che già purifica la mente e dispone il cuore a seguire il Signore, poi tutti saranno resi puri ed accettabili davanti a Dio mediante il suo sangue sparso e nutriti con l’Eucaristia, per essere forti e perseveranti nel cammino dietro a Gesù, l’Agnello immolato, ovunque vada.

Dio vi benedica!
Gabriele Nanni

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