Commenti Vangelo » La verità – Commento al vangelo – 26.12.2020 – Mt 10,17-22 (creato con Spreaker)
Fonte:
https://www.spreaker.com/user/11389973/26-dicembre-2020-audio-26-12-20-07

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 10,17-22)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani.
Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato».

Il martirio di Santo Stefano è il primo della serie gloriosa dei testimoni di Cristo. La sua vicenda è ben descritta negli Atti degli Apostoli che lo configurano perfettamente al Maestro.
La sua sapienza è irresistibile e i malvagi lo uccidono come Gesù, perché non hanno argomenti da contrapporre, se non la rabbia del torto, senza volontà di conversione.
Gli assassini sono messi di fronte alla verità e ciò li condanna, poiché non possono dire di non sapere, di non capire, ma al contrario il loro rifiuto è netto, la scelta di campo è fatta; essi continuano a uccidere Cristo, presente con il suo Spirito nei cristiani (Cf Atti 9,5).
Il modello è Cristo, egli è “L’Amen, il Testimone fedele e verace” (Ap 3,14), il sì al Padre, per essere testimone della Verità agli uomini, perché vedano, odano e si convertano. Chi rifiuta sarà rigettato, chi accoglie verrà salvato (Gv 3,36).
Così i fedeli di Cristo hanno la stessa missione di Gesù sacerdote, che intercede per coloro, che con buon animo, davanti alla verità dei propri peccati, chiedono perdono e guarigione, per la vita eterna.
Infatti: “Gesù Cristo, [è] il testimone fedele, il primogenito dei morti e il principe dei re della terra… Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno di sacerdoti per il suo Dio e Padre.” (Ap 1,5-6).
La missione sacerdotale di Gesù è partecipata a noi: il sacerdote paga con la propria vita per la vita degli altri; egli testimonia con la Parola di Dio la Verità e con il proprio sacrificio intercede per i peccatori.
Dunque, è nostra missione fare quello che Gesù ha fatto, ma con la potenza del suo Spirito.
L’umana paura della sofferenza e della morte in realtà è vinta dalla potenza di Cristo che è in noi, perciò seguire l’Agnello ovunque va è condividere la sua missione. Chi ascolta e si converte vivrà, chi non ascolta sarà rigettato, là dove è tenebra.
Pertanto, si comprende la parola del vangelo, quando Gesù non è preoccupato di evitare a noi persecuzione e morte, ma al contrario ci avverte di non essere preoccupati di non essere capaci di parlare davanti ai persecutori: l’assistenza dello Spirito ci renderà capaci di essere testimoni della verità con sapienza e con fortezza.
Lo scopo è quello di mettere i pagani e i non credenti di fronte a Dio, perché possano salvarsi, se non lo fanno è loro responsabilità, ma noi non avremo la colpa di aver taciuto; nessun malvagio potrà dire davanti a Dio: “Nessuno ci disse; mai vedemmo…” (Cf Gv 1,18). Questa deve essere il vero nostro compito: che ognuno sappia e possa scegliere.
Risuonano chiare le parole di Gesù: “Non preoccupatevi di quello che dovrete dire… non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro”; e lo stesso Spirito di fortezza è donato per essere perseveranti sino alla fine.
I nostri sono tempi di martirio, come ha enfatizzato Giovanni Paolo II, e noi non dobbiamo essere seguaci di coloro che cercano di salvare la propria vita, perché la perderemmo (Cf Mt 16, 25), ma fiduciosi in Cristo, senza attaccamenti alla vita e senza paure, perché queste cose vengono del Maligno, che rende schiavi con il terrore.
Siamo nelle mani di Dio e nulla ci può toccare; la salvezza della nostra anima è il primo scopo (Cf Lc 9,25) e per grazia possiamo essere strumenti per la salvezza di altri (Cf Catechismo Chiesa Cattolica n. 1988).
Quando siamo troppo preoccupati per la salute o di scampare alla morte non siamo nello Spirito di Cristo, ma prigionieri di una speranza umana e irreale, di poter superare ogni ostacolo e non morire mai. È importante che la nostra vita sia un’offerta gradita a Dio (Cf Preghiera Eucaristica III) e questo lo garantisce Cristo se siamo uniti a lui: se con lui moriamo, con lui anche regneremo (Cf 2 Tm 2,11).

Dio vi benedica!
Gabriele Nanni

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