Commenti Vangelo » Timore e amore – Commento al vangelo – 9.1.2021 – 1Gv 4,11-18 (creato con Spreaker)
Fonte:
https://www.spreaker.com/user/11389973/9-gennaio-2021-audio-09-01-21-07

Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo (1Gv 4,11-18)

Carissimi, se Dio ci ha amati così, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di lui è perfetto in noi.
In questo si conosce che noi rimaniamo in lui ed egli in noi: egli ci ha donato il suo Spirito. E noi stessi abbiamo veduto e attestiamo che il Padre ha mandato il suo Figlio come salvatore del mondo. Chiunque confessa che Gesù è il Figlio di Dio, Dio rimane in lui ed egli in Dio. E noi abbiamo conosciuto e creduto l’amore che Dio ha in noi. Dio è amore; chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui.
In questo l’amore ha raggiunto tra noi la sua perfezione: che abbiamo fiducia nel giorno del giudizio, perché come è lui, così siamo anche noi, in questo mondo. Nell’amore non c’è timore, al contrario l’amore perfetto scaccia il timore, perché il timore suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell’amore.

Giovanni afferma la sua esperienza di invasione dell’amore di Dio nella sua anima. Cristo Gesù ha donato lo stesso Spirito Santo. L’apostolo aveva visto posarsi lo Spirito in forma di colomba e udito la voce del Padre al Giordano durante il Battesimo di Gesù.
Ora lo stesso Spirto di Amore perfetto si trova in Giovanni, che non può che testimoniare il fatto che ora egli non è più lo stesso. In lui c’è stato un perfezionamento dell’amore di Dio.
Le parole di Giovanni anticipano quelle dei grandi mistici della storia cristiana.
Egli parla di perfezione dell’amore e di uguaglianza tra Dio e noi. Un amore trasformante per la fiducia nella sua misericordia, abita il cuore, e non teme più il giudizio.
Certamente il timore di Dio non è un peccato e nemmeno un’antitesi dell’amore, come dice il salmo: “ Principio della sapienza è il timore del Signore: rende saggio chi ne esegue i precetti.” (Sal 111.10).
Il timor di Dio è uno dei doni dello Spirito Santo, e costituisce la coscienza della santità di Dio e del nostro peccato contro di lui. Il timor di Dio è considerato come vetta delle virtù da San Giovanni della Croce, nel senso della massima lucidità della consapevolezza di chi è Dio e di chi siamo noi, davanti al suo amore. Nella perfezione d’amore unitivo l’amore ed il timor di Dio raggiungono la fusione nello strato più profondo dell’anima, che il Santo chiama “intima cantina”:
“La cantina di cui parla l’anima è l’ultimo e più intimo grado di amore a cui ella può giungere in questa vita. Di qui il nome di intima cantina, cioè la più interna, da cui segue che ve ne siano altre meno intime, che sono i gradi di amore attraverso i quali si sale sino a quest’ultimo.
Possiamo ridurre a sette i gradi o cantine di amore posseduti dall’anima che ha i sette doni dello Spirito Santo perfettamente, secondo la sua capacità di riceverli. Perciò quando essa giunge a possedere perfettamente lo spirito di timore, possiede perfettamente anche lo spirito di amore perché quel timore, ultimo dei sette doni, è filiale e il timore perfetto del figlio nasce dall’amore perfetto del padre. Per tale ragione quando vuole chiamare uno perfetto in carità, la Sacra Scrittura lo dice timorato di Dio per cui Isaia, predicendo la perfezione del Cristo, dice: “Sarà riempito dello spirito del timore di Dio.” (Is, 11, 3). Lo stesso San Luca del santo Simeone afferma “Era uomo giusto e timorato (Lc 2, 25) e così vien detto di molti altri.” (S. Giovanni della Croce: Cantico A ,26,3).
Anche Santa Teresa di Gesù Bambino esprime la stessa cosa in una lettera ad un missionario:
“Da quando mi è stato dato di capire così l’amore del Cuore di Gesù, le confesso che esso ha scacciato dal mio cuore ogni timore. Il ricordo delle mie colpe mi umilia, mi induce a non appoggiarmi mai sulla mia forza che non è che debolezza; ma ancor più questo ricordo mi parla di misericordia e d’amore. Quando con confidenza tutta filiale si gettano le proprie colpe nel braciere divorante dell’Amore, come potrebbero non essere consumati definitivamente?” (S. Teresa di G.B., Lettere, 220).
L’amore che abita in noi eleva e perfeziona il timore, che diventa sconfinata fiducia nella misericordia, Questo avviene quando l’Amore e noi diventiamo la stessa cosa. L’unione rende simile l’Amante e l’amato, il Creatore e la creatura, il Salvatore e il salvato: “Perché come è lui, così siamo anche noi, in questo mondo.”.

Dio vi benedica!
Gabriele Nanni

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