Commenti Vangelo » Popolo sacerdotale – Commento al vangelo – 18.1.2021 – Eb 5,1-10 (creato con Spreaker)
Fonte:
https://www.spreaker.com/user/11389973/18-gennaio-2012-audio-18-01-21-06

Dalla lettera agli Ebrei (Eb 5,1-10)

Fratelli, ogni sommo sacerdote è scelto fra gli uomini e per il bene degli uomini viene costituito tale nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati. Egli è in grado di sentire giusta compassione per quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore, essendo anche lui rivestito di debolezza. A causa di questa egli deve offrire sacrifici per i peccati anche per se stesso, come fa per il popolo.
Nessuno attribuisce a se stesso questo onore, se non chi è chiamato da Dio, come Aronne. Nello stesso modo Cristo non attribuì a se stesso la gloria di sommo sacerdote, ma colui che gli disse: «Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato», gliela conferì come è detto in un altro passo:
«Tu sei sacerdote per sempre,
secondo l’ordine di Melchìsedek».

Il sacerdozio di Cristo è conferito dal Padre, è sommo, perché è a capo do ogni altro sacerdote, in senso gerarchico: da Gesù viene la distribuzione dei compiti e dei poteri.
In lui è deposta tutta la potenza del Padre, è Sovrano sull’intero creato, poiché dopo averlo creato come Verbo del Padre lo ha redento, diventando sacerdote sulla terra.
Sacerdote è colui che media tra Cielo e terra, è costituito da Dio e nessuno può arrogarsi tale potere.
Il sacerdozio presuppone l’essere uomo, per farsi portavoce delle debolezze degli uomini. Perciò il sacerdozio di Gesù iniziò con la sua incarnazione nel seno della Vergine Maria.
L’umanità nella sua debolezza chiede perdono ed aiuto a Dio e per farlo deve avere un attributo spirituale che gli permetta di stare al cospetto di Dio.
La parte umana è quella che necessita di Dio, per essere salvata dalla situazione di rovina e morte, che il peccato ha segnato sulla stirpe dell’uomo.
Il compatire la debolezza degli altri è dunque un presupposto essenziale per il sacerdozio: avere la stessa debolezza, a causa dell’unità del genere umano.
La solidarietà nel peccato è quello che segna la stirpe di Adamo, e il sacerdote è colui che ha comprensione profonda di questo: sente in sé la debolezza e l’inclinazione al peccato, perciò non condanna, ma solleva, aiuta, chiede a Dio il perdono per essere tratti fuori dalla tenebra e poter stare alla sua presenza nella Luce.
Il sacerdote dunque esercita la misericordia poiché ha la consapevolezza della tirannia del peccato e della follia che esso arreca alle menti. Conosce tale catena perché egli stesso ne è legato. Ma la sua coscienza lo rende misericordioso per gli altri e supplice per se stesso.
Se tutto questo è quello che attiene alla parte umana di chi è costituito sacerdote da Dio per mezzo di Cristo, quello che è aggiunto da Dio è il compito e il potere di stare alla sua presenza per intercedere per sé e per i fratelli.
C’è un potere insieme a tale permesso: si tratta del potere di trasformare in sacrificio gradito l’offerta delle debolezze e dei peccati. Il potere di trasformazione è una grazia concessa dall’Alto, per cui quello che il sacerdote offre sull’altare diventa gradito a Dio e così egli concede la santificazione degli uomini e del sacerdote.
La santificazione è l’opera di purificazione e di liberazione dal peccato, il quale deturpa, menoma, mutila e deforma lo spirito dell’uomo peccatore, lo rende schiavo, ovvero ripetitivo nel suo peccato, compulsivo, pur sofferente, nel tornare a peccare.
La liberazione è il primo stato di grazia, a cui segue la perfezione dello stato dell’anima in un percorso di santità, fatto di libertà per servire il Signore, ad imitazione del Figlio nella Carità. L’amore regna sovrano nell’anima redenta ed esclude ogni peccato.
Tutto questo è stato realizzato da Gesù Cristo, il quale ha portato il mantello dei peccati di tutti gli uomini portando il peso di tutti: si è rivestito della carne e quindi della nostra debolezza. Egli però non ha mai acconsentito al peccato e così, abilitato dal Padre a offrire i peccati, ha meritato di farne un sacrificio gradito a nome di tutti.
Il sacrificio ha cambiato i peccati in virtù, ha trasformato coloro che hanno aderito con la fede a Cristo, poiché i loro peccati sono stato bruciati in olocausto dal sacrificio perfetto di Cristo.
La sua perfezione sta nel perdono perfetto di tutti i peccati che ha portato su di sé da innocente, in obbedienza al Padre, che per questo lo ha costituito Sommo sacerdote. Tutti i chiamati al sacerdozio sono in realtà abilitati da Cristo, che esercita in noi il suo sacerdozio.
Così noi redenti siamo portatori della sua salvezza ed al tempo stesso salvati, perché non noi, ma Cristo è l’unico ed eterno sacerdote che più non muore.
Ora i battezzati sono popolo sacerdotale, che intercede per il mondo intero: la sofferenza in noi diventa sacrificio gradito per la salvezza dell’umanità intera.

Dio vi benedica!
Gabriele Nanni

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