Anima, Apocalisse, Città di Dio e del Male, Fede Fiducia, Generazioni Stirpi Creato, Male Maligno, Materia e Spirito
L’albero della vita – Commento al vangelo – 10.2.2021 – Gen 2,4b-9.15-17 (creato con Spreaker)
https://www.spreaker.com/user/11389973/10-febbraio-2021-audio-10-02-21-09
Dal libro della Gènesi (Gen 2,4b-9.15-17)
Nel giorno in cui il Signore Dio fece la terra e il cielo nessun cespuglio campestre era sulla terra, nessuna erba campestre era spuntata, perché il Signore Dio non aveva fatto piovere sulla terra e non c’era uomo che lavorasse il suolo, ma una polla d’acqua sgorgava dalla terra e irrigava tutto il suolo.
Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente. Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l’uomo che aveva plasmato. Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, e l’albero della vita in mezzo al giardino e l’albero della conoscenza del bene e del male.
Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse. Il Signore Dio diede questo comando all’uomo: «Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, nel giorno in cui tu ne mangerai, certamente dovrai morire».
La creazione dell’uomo è differente da quella degli animali. Gli esseri viventi vengono creati secondo la loro specie. Quanto invece all’uomo, nel racconto non troviamo una specie creata, né una derivazione spontanea dalle specie esistenti, ma un intervento diretto di Dio, che dalla terra plasma l’uomo e poi immette qualcosa di divino che lo fa simile, a sua immagine.
Ebbene in questo plasmare la terra sta il segreto della continuità e della diversità dell’uomo dal mondo animale. In parte è tratto dalla terra, in parte è innestato con un elemento divino, spirituale. Si tratta della distinzione dei due elementi che caratterizzano l’uomo, il corpo e l’anima.
L’anima è la scintilla divina, che è più della trasmissione della vita di tutti gli esseri creati. Si tratta di una compartecipazione all’essenza divina, tale da rendere gli uomini a sua immagine, ed al tempo stesso segna il suo destino di eternità che non si conclude con la vita terrena.
Per quanto riguarda il corpo, l’uomo è simile agli animali, ma possiede una indiscutibile bellezza e nobiltà che lo stacca da ogni altro essere animale.
L’intervento diretto della mano di Dio dice di una conformazione corporea dell’uomo che viene dal regno animale, ma con caratteristiche che non potrebbero essere derivate spontaneamente, se Dio non avesse predisposto un intervento personale, creando un salto nella natura che staccasse l’uomo dalle specie animali. L’opera di creazione dell’uomo è dunque un misto tra un processo avviato della vita sulla terra, voluto e formato da Dio con l’aggiunta di un elemento dal Cielo, non esistente sulla terra.
Nessun animale possiede quella postura eretta che rende capace di guardare al cielo, nessuno possiede quella intelligenza capace di comprendere ed immaginare astrattamente, di pensare oltre i confini della materia, di riflettere sulle cose ed il loro senso, di avere coscienza di sé e di saper comprendere il valore delle intenzioni spirituali, della potenza del cuore, la volitività dell’anima capace di esprimere il bene e il male.
Il valore e la possibilità di agire bene e male sono potenze proprie della parte spirituale dell’uomo. Nessuno saprebbe capire e concepire né il bene nè il male se non di fronte a Dio, che lo determina con il proprio essere. Egli è il Bene, e quello che si distanzia dalla sua volontà costituisce il male. Il bene è colto come valore e scelto nella coscienza del conoscere: è questa la scintilla divina, l’immagine di Dio presente nell’uomo.
Nel giardino, nell’ambiente favorevole alla vita materiale, Dio pone le cose che nutrono anche la vita spirituale: l’albero della vita è ben più degli alberi da frutto: è un dono di Dio come lo è la natura per una doppia fonte di vita, una spirituale e una materiale.
Dopo il peccato un angelo viene messo a guardia di quell’albero perché l’uomo oramai contaminato dal peccato non ponga le mani sull’albero della vita. Essa è sacra, cioè appartiene a Dio. Verrà ridonato all’umanità redenta, meritevole per aver seguito i comandamenti di Dio dopo il riscatto dall’antico peccato, mediante l’Agnello. Nell’Apocalisse l’albero della vita e l’abitare nella Città di Dio sono il premio per i vincitori in Cristo contro il peccato, gli altri ne rimarranno esclusi (Cf Ap 2, 7; 22, 2.14.19). L’antico Paradiso con l’albero della vita sono ridonati in pienezza.
Il Paradiso terrestre e la Città celeste sono dunque, l’inizio e il termine di un percorso interrotto dalla storia del peccato. L’uomo consegue alla fine della sua storia la meta proposta fin dall’inizio: la pienezza dell’immagine di Dio. Questo fu compiuto da Gesù Cristo e noi abbiamo la possibilità in lui di conseguire la stessa me