Commenti Vangelo » L’amore per l’altro – Commento al vangelo – 27.2.2021 – Mt 5,43-48 (creato con Spreaker)
Fonte:
https://www.spreaker.com/user/11389973/27-febbraio-2021-audio-27-02-21-08

27 febbraio 2021

L’AMORE PER L’ALTRO

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,43-48)

In quel tempo, GesĂą disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo” e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.
Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?
Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

Il comandamento dell’amore per il prossimo proviene dalla Legge del Sinai (Cf Es 20, 16-17) dove in realtà la parola usata corrisponde a “l’altro”. L’idea della specificazione del prossimo come il fratello o l’appartenente alla propria fede si insinua, ma non toglie l’idea di considerazione dell’altro come anche straniero che dimora in mezzo al popolo di Israele. Esso deve essere considerato come uno del popolo e rispettare le Leggi: “Il forestiero dimorante fra voi lo tratterete come colui che è nato fra voi; tu l’amerai come te stesso, perché anche voi siete stati forestieri in terra d’Egitto. Io sono il Signore, vostro Dio” (Lv 19, 34; Cf Lv 17, 8.10.13).
Il prossimo è colui che si trova a vivere vicino o chi si incontra, e che l’occasione rende vicino.
La questione era sentita se un Dottore della Legge, per giustificarsi chiese a Gesù: “E chi è il mio prossimo?”(Lc 10, 29). Gesù rispose con la parabola del buon Samaritano, un appartenente ad un popolo nemico dei Giudei.
Gesù riporta il concetto all’origine dello spirto della Legge: è prossimo ogni persona anche straniera che viene in contatto con te. Se vive con il popolo Santo deve rispettare le sue Leggi, ma deve altresì essere fatto oggetto dell’amore che spira da ogni appartenente al popolo di Dio: deve essere amato dello stesso amore con cui Dio ama il suo popolo. Il credente è investito dell’amore di Dio e lo riflette su chiunque incontri sulla sua strada, proprio perché anche Israele fu straniero in Egitto, ma fu oggetto della benevolenza di Dio, così la stessa deve essere fatta riversare sullo straniero che si incontra a testimonianza del divino che abita in mezzo a quel popolo.
Che sia un amore divino e non umano viene affermato con forza da Gesù, che spinge a riversarlo sui nemici, gli avversari, coloro che non ci fanno del bene, poiché l’uomo agisce nello stesso spirito del mondo, buono con i buoni cattivo con i cattivi: si restituisce quel che si riceve. Mentre Gesù restituisce il bene a chi fa il male: questo è l’amore divino, che nessun pubblicano o pagano può avere, perché non possiede né la Legge così sublime, né lo Spirito di Dio che permette di osservarla.
Il dovere di amare come Gesù ama, di essere perfetti come è perfetto il Padre celeste è il comando che rende anche capaci di eseguirlo. Non dipende da sforzo o capacità umana, ma dall’impiego libero e volenteroso dell’uomo che riceve il comando e quindi la capacità di amare in modo divino, in virtù della novità del dono dello Spirito di Dio che pervade la creatura salvata.
Questa novità spirituale è quella che Gesù comanda di diffondere, ed essa come pioggia e sole ricade e splende su buoni e cattivi lasciando a Dio la parola della conversione al bene per ogni cuore. A noi che abbiamo lo Spirito è chiesto di conservarlo e di diffonderlo. La caratteristica è quella della gratuità e della misericordia e non della giustizia, poiché non è ancora tempo e soprattutto solo Gesù giudicherà alla fine.
Noi siamo allora diffusori dello Spirito di Dio, non a parole ma con i fatti. L’amore non si racconta, ma si trasmette con l’azione.
Noi siamo la pioggia di Dio, noi il sole di Dio per il prossimo, per chiunque incontriamo, noi trasmettiamo quello che abbiamo ricevuto, ma non siamo né giudici né chiamati a decidere chi sia il prossimo, chi meriti o chi debba essere rigettato.
Siamo liberati dal giudizio, siamo canali liberi ed aperti dell’acqua viva di Cristo che inonda il deserto del mondo che non conosce l’Amore di Dio, per questo Gesù dice: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri.” (Gv 17,34-35).

Dio vi benedica!
Gabriele Nanni

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