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Umiltà e conoscenza di Dio – Commento al vangelo – 29.4.2021 – Mt 11,25-30 (creato con Spreaker)
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29 aprile 2021
UMILTÀ E CONOSCENZA DI DIO
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 11,25-30)
In quel tempo Gesù disse:
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
È un decreto divino il limite posto alle grandi acque della ragione umana, è una decisione di Dio quella di nascondersi ai grandi e rivelarsi ai piccoli.
Pur essendo la ragione e la parola, quello che fa dell’uomo sua immagine Dio ha rinchiuso la sua creatura nell’oscurità, si cela e si rende inaccessibile ai superbi.
Infatti, non si tratta di conoscere delle cose, ma il mistero di Dio stesso, conoscere la natura ed i suoi segreti, in senso pieno è conoscere l’autore.
Una ragione umile e veritiera sa leggere l’impronta di Dio nel creato, una razionalità arrogante e presuntuosa, empia e sprezzante, conosce il creato ma non il Creatore, perde il filo delle cose, le può usare e ne può abusare, ma non ne conosce l’essenza, il segreto delle leggi armoniose.
Infatti, siamo capaci di intervenire sulle leggi della natura, ma rompiamo l’equilibrio, creando caos dove è ordine, poiché le cose create stanno insieme in rapporti sottili riflettendo la mente di chi le ha fatte.
La superbia non conosce Dio e si vuole sostituire a lui, rapire le cose di Dio per modificarle e credersi creatore, cercare il segreto della vita, ma in realtà trova solo la morte, oltre la quale non riesce ad andare.
Cerchiamo l’immortalità a dispetto di Dio, in un lungo e costante sforzo prometeico che sempre ha le stesse caratteristiche, di sfruttamento, guadagno egoistico, a scapito di masse di uomini per privilegiare i pochi. Il progresso umano uccide, sfrutta e crea vantaggi enormi per i pochi. I grandi tengono le masse assoggettate, in equilibrio tra numero e possibilità di sfruttamento.
La vita eterna è irraggiungibile, ma si cerca di arraffare quanto più è possibile dei beni materiali, nell’illusione di sostituire l’immortalità dell’essere con l’accumulo ed il lusso.
Dio si cela e si nega a noi, segnati da prepotenza e superbia, ma privilegia chi sa essere come lui, suo imitatore nella piccolezza e nell’umiltà.
Gesù, che è l’impronta della sostanza del Padre, si pone ad esempio, come mite ed umile di cuore, ed apre la via della conoscenza di Dio Padre, essa è una cosa sola con il raggiungerlo.
Infatti, il conoscere del superbo è volto allo sfruttamento delle cose, il conoscere dell’umile è conoscere Dio e tende all’unione con lui.
Conoscere Dio è la via dell’unione con il suo cuore, il suo volere, e dunque con la sua potenza.
Infatti, Gesù che ama il Padre ed è una cosa sola con lui, compie la sua volontà e riceve la medesima potenza che è di amore creativo e redentivo. La potenza di Dio ricostruisce la vita che gli uomini tolgono, supera le barriere della morte, perché la congiunzione con Dio Padre è congiunzione con la vita.
Il sapere, dunque, è conoscere ed amare Dio, e dalla sua unione ci è concesso di condividere il suo volere e la sua potenza. Perciò Gesù dice che nessuno può togliergli la vita, ma è egli stesso che la dona e se la riprende, per poi donarla a chi si fa come lui, mite ed umile di cuore: condivide la sua risurrezione per l’eternità con i suoi fratelli che si fanno piccoli, che sanno rinascere dall’Alto dallo Spirito.
Così, chi sa entrare nella dimensione divina della piccolezza, sente che tutte le ansie e le preoccupazioni del mondo si sciolgono e nessuna sofferenza atterrisce, poiché una forza nuova, sconosciuta ai più, invade nell’intimo e trasfigura il nostro povero essere.
La pace ci invade con la beatitudine già qui sulla terra. Essa ci chiama ad una pace ancor maggiore, che ci è promessa.
La speranza dei piccoli si fa vera, si innesta nell’anima e fa vivere divinamente sulla terra, in attesa della promessa di cieli nuovi e terra nuova, dove ogni lacrima sarà asciugata e la gioia non verrà mai minacciata, poiché il male e la morte saranno relegati nello stagno di fuoco, insieme a chi li aveva introdotti.
Il Cristo trionfa già ora nei cuori di coloro che con lui e come lui sanno farsi piccoli, a costoro dà da mangiare una manna nascosta e li rende divini, fratelli suoi, uniti al Padre.
Dio vi benedica!
Gabriele Nanni