Commenti Vangelo » Stillate Cieli dall’Alto – Commento al vangelo Don Gabriele Nanni – 15.12.2021

15 dicembre 2021

Stillate cieli dall’alto!

Lc 7,19-23

In quel tempo, Giovanni chiamati due dei suoi discepoli li mandò a dire al Signore: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?».Venuti da lui, quegli uomini dissero: «Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”».In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. Poi diede loro questa risposta: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!». All’approssimarsi della morte, Giovanni il Battista dal carcere, manda i suoi discepoli da Gesù, per convincerli che egli è il Messia; sotto i loro occhi Gesù compie una serie di miracoli, segno evidente della onnipotenza di Dio, miracoli che il Battista non faceva, proprio perché la vicinanza del Messia doveva essere indicata e non identificata dalla Voce nel deserto. I profeti come Elia erano Voce e anche miracolo di Dio da lontano, ma quando il Regno che si approssima, tutta la potenza di Dio e la sua parola sono presenti nel suo Cristo. Lo sconcerto dei discepoli di Giovanni è quello di vedere la Voce di Dio ridotta in prigionia in mano ad un uomo. Il segno della potenza di Dio ne risultava menomato e sconfitto: è lo stesso smarrimento che avranno i discepoli di Gesù dopo la sua cattura e passione. Gesù, in risposta, mostra la sua potenza sul male, le malattie, sull’ingiustizia, in una parola sul mondo. Ma la fede è la sola ed unica adeguata risposta allo scandalo del male che sembra prevalere. Il crollo di fede dei discepoli di Giovanni, come in quelli di Gesù e dei suoi apostoli, è lo stesso per noi ancora, quando il mondo con la violenza e l’ingiustizia sembra eclissare la potenza di Dio. Tutto è detto nella Scrittura, ma non lo leggiamo, non lo accettiamo: prevale la nostra esigenza di una vita senza il male, la sua presenza ci angoscia, lo spavento ci fa perdere la fede in Dio, qualcuno passa tra le file dei forti di questo mondo, per opportunismo, per convenienza, ma sempre per mancanza di fede. Se leggiamo le parole di Isaia, oggi non siamo in grado di accettarle: “«Io sono il Signore, non ce n’è altri. Io formo la luce e creo le tenebre, faccio il bene e provoco la sciagura; io, il Signore, compio tutto questo. Stillate, cieli, dall’alto e le nubi facciano piovere la giustizia; si apra la terra e produca la salvezza e germogli insieme la giustizia. (Isaia 45,7-8). Facciamo fatica a comprendere l’Onnipotente, che pur facendo tutte le cose buone lascia spazio alle cattive; ma nulla è fuori dalla sua mano, perché la potenza controlla il male anche senza impedirlo, controlla la scelta libera, ma contraria alla verità e alla giustizia delle potenze intelligenti, angeli o uomini che siano. Facciamo molta fatica oggi, tanto cha abbiamo dovuto correggere la traduzione del Padre nostro e specificare: “non abbandonarci alla tentazione”, perché dire “non ci indurre”, ci fa pensare che il male venga da Dio. Con la nostra paura non comprendiamo e quindi non accettiamo la vera onnipotenza di Dio. Egli poteva impedire l’uccisione del Battista, ma non lo fece, egli poteva impedire la passione e morte del Figlio Gesù, ma non lo permise: perché? Fino a quando non accetteremo le vie del Signore e la nostra responsabilità vera e piena del male che è in noi e della necessità di sopportarlo, pagarlo e purificarlo con una compensazione di dolore, noi non capiremo mai la passione di Cristo, il suo sacrificio volontario, la sua redenzione dei nostri peccati, letteralmente, il pagamento del prezzo dei nostri peccati. Noi oggi, superficiali e infantili, pretendiamo da Dio giustizia, ma non la pratichiamo, verità, ma non la vogliamo conoscere, amore, ma desideriamo vendetta. Noi pretendiamo e non chiediamo, perché siamo arroganti e vogliamo dire a Dio quello che deve e non deve fare, noi non conosciamo la profondità del peccato che vive in noi, ma lo vediamo fuori di noi. Quello che Gesù insegna non lo ascoltiamo, quello che fa per noi non lo pensiamo necessario, perché ci riteniamo centro di diritti e Dio nostro debitore, perciò lo accusiamo di non garantire il bene alla nostra vita terrena. Eppure in mezzo a quello che è il mare di male, che gli uomini si sono procurati per essersi uniti al demonio col peccato, in mezzo a tanto male, che Dio ha permesso, egli manda il Giusto, il Germoglio di Bene, Gesù, perché chi lo accoglie diventi parte di quella pianta, di quell’albero di Vita nuovo, in lotta, si badi bene con il male che lo circonda. La fede nella sua potenza, ma anche l’adeguamento al suo Spirito consente di vincere il male, trasformandolo in bene: passando attraverso il male e la morte, per risorgere per l’eternità.

Dio vi benedica!

Don Gabriele Nanni

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