Commenti Vangelo » Il nostro tempo di tenebra vedrà la luce – Commento al vangelo di don Gabriele Nanni – 26.1.2020 – M
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https://www.spreaker.com/user/11389973/26-gennaio-2020-audio-26-01-20-07-50

26 gennaio 2020
III Domenica del Tempo Ordinario

IL NOSTRO TEMPO DI TENEBRA VEDRÀ LA LUCE

Dal vangelo secondo Matteo (Mt 4, 12-23)
Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:
«Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,
sulla via del mare, oltre il Giordano,
Galilea delle genti!
Il popolo che abitava nelle tenebre
vide una grande luce,
per quelli che abitavano in regione e ombra di morte
una luce è sorta».
Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».
(…) Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.

Il messaggio di salvezza era dovuto in primo luogo al popolo di Israele, il portatore del Messia; la situazione persecutoria contro il Battista già si estendeva con la sua ombra su Gesù, che fu costretto ad abbandonare la Giudea, il centro del culto e delle promesse messianiche, per rifugiarsi nella parte a Nord, nella Galilea, terra di incontro di culture e razze e religioni, terra dei Gentili, ovvero dei pagani. La necessità realizzava la profezia di Isaia che aveva detto che quelle terre avrebbero visto una grande luce, e così fu. Il nucleo principale degli apostoli proveniva dalla Galilea e stabilendosi a Cafarnao, città di Pietro e di altri discepoli, Gesù ne fece il centro della predicazione, estendendosi fino a fuori dei confini di Israele, sulla via del mare, la strada costiera che attraversava tutta la Palestina verso il Nord.
Quello che sembrava un incidente dovuto alla persecuzione, diventava l’occasione per portare la luce nei luoghi di maggior tenebra, come fu affermato dai profeti. L’intenzione dichiarata di Dio è quella di portare la salvezza là dove non c’è nessuna preparazione né merito.
Ciò non significa che tutti i pagani si convertirono, né che gli abitanti della Galilea e di Cafarnao siano stati capaci di cogliere la grande occasione, la stessa cosa accade con i Samaritani: il destino nel giudizio di città grandemente beneficate con la Parola e con i miracoli sarà terribile come Gesù ricorda, poiché essi non si convertirono: “Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidone fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidone saranno trattate meno duramente di voi. E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai!” (Mt 11, 21.23).
Questo ci insegna che la motivazione della predicazione e della nostra missione di cristiani, sia laici sia consacrati, non consiste principalmente nel raccogliere consensi, per cui si scelgono luoghi favorevoli alla fede o già evangelizzati per conseguire un alto numero di seguaci e di fedeli, bensì lo scopo dell’esistenza della Chiesa, voluto da Gesù, sta nella salvezza delle anime.
A tutti Dio vuole dare l’occasione di approcciare la sua Parola e di scegliere la via del Cielo. La risposta delle masse non per questo è omogenea, anzi il rifiuto è dei più rispetto alle conversioni, ma a tutti è data la possibilità. Questo è quello che spinge Gesù, allora come oggi, nei suoi eletti per la missione, ad andare là dove è il buio, per cercare la pecora perduta, i più abbandonati.
Così per noi, che stiamo vivendo una situazione di frontiera simile alla terra delle Genti al tempo di Gesù, tra religioni diverse e indifferenze, tra contrasti e persecuzioni, siamo chiamati ad essere luce per chi ha la buona volontà di accettare l’amore divino. I nostri tempi di minoranza, non devono far pensare alla sconfitta in base ai numeri, quanto ad essere gli ultimi testimoni della luce di Dio, sul quale il Salvatore farà leva per riportare la sua grande luce di Vittorioso, là dove le tenebre sembrano tornate più fitte.
Il nostro tempo segna, non la sconfitta del cristianesimo, ma degli uomini che perdono l’occasione della salvezza: una nuova generazione è alle porte dopo che l’inferno apparentemente vincitore avrà giocato tutto il potere concesso. La risurrezione di Gesù passò attraverso la morte, ma segnò la rovina dell’inferno. Perciò si avvera quanto scritto:
“[Alla bestia] fu permesso di far guerra contro i santi e di vincerli; le fu dato potere sopra ogni stirpe, popolo, lingua e nazione. L’adorarono tutti gli abitanti della terra, il cui nome non è scritto fin dalla fondazione del mondo nel libro della vita dell’Agnello immolato.” (Ap 13,6-8).
Tuttavia, la Parola ultima, l’Omega, è il Cristo, per cui “Il mistero dell’in

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