Commenti Vangelo » Un’ancora di speranza – Commento al vangelo – 19.12021 – Eb 6,10-20 (creato con Spreaker)
Fonte:
https://www.spreaker.com/user/11389973/19-gennaio-2021-audio-19-01-21-07

Dalla lettera agli Ebrei (Eb 6,10-20)

Fratelli, Dio non è ingiusto da dimenticare il vostro lavoro e la carità che avete dimostrato verso il suo nome, con i servizi che avete reso e che tuttora rendete ai santi. Desideriamo soltanto che ciascuno di voi dimostri il medesimo zelo perché la sua speranza abbia compimento sino alla fine, perché non diventiate pigri, ma piuttosto imitatori di coloro che, con la fede e la costanza, divengono eredi delle promesse.
Quando infatti Dio fece la promessa ad Abramo, non potendo giurare per uno superiore a sé, giurò per se stesso, dicendo: «Ti benedirò con ogni benedizione e renderò molto numerosa la tua discendenza». Così Abramo, con la sua costanza, ottenne ciò che gli era stato promesso. Gli uomini infatti giurano per qualcuno maggiore di loro, e per loro il giuramento è una garanzia che pone fine a ogni controversia.
Perciò Dio, volendo mostrare piĂą chiaramente agli eredi della promessa l’irrevocabilitĂ  della sua decisione, intervenne con un giuramento, affinchĂ©, grazie a due atti irrevocabili, nei quali è impossibile che Dio mentisca, noi, che abbiamo cercato rifugio in lui, abbiamo un forte incoraggiamento ad afferrarci saldamente alla speranza che ci è proposta. In essa infatti abbiamo come un’Ă ncora sicura e salda per la nostra vita: essa entra fino al di lĂ  del velo del santuario, dove GesĂą è entrato come precursore per noi, divenuto sommo sacerdote per sempre secondo l’ordine di Melchìsedek.

Il questo capitolo l’Autore della lettera esorta a rimanere fedeli con lo stesso zelo a Dio, ricordando le fondamenta della salvezza ricevuta: “La rinuncia alle opere di morte e la fede in Dio, ai battesimi, l’imposizione delle mani, la risurrezione dei morti e il giudizio eterno… Quelli infatti, che sono stati una volta illuminati, che hanno gustato il dono celeste, sono diventati partecipi dello Spirito Santo e hanno gustato la buona parola di Dio e i prodigi del mondo futuro.” (Eb 6,1-5).
Chi, dunque, è stato battezzato rigettando il peccato e le opere di Satana ed ha ricevuto il dono dello Spirito Santo, dovrebbe crescere col tempo nella conoscenza di Dio e nelle opere della carità verso i fratelli, chiamati i santi, cioè i purificati.
Ma purtroppo alcuni rigettano la fede, tornando alle opere di prima; dice San Paolo: “Essi crocifiggono nuovamente il figlio di Dio e lo espongono all’infamia (…). Anche se a vostro riguardo, carissimi, parliamo così, abbiamo fiducia che vi siano in voi cose migliori.” (Eb 6,6.9).
Questa premessa ci riguarda, poiché è possibile rigettare Cristo con le opere senza abiurare formalmente alla fede. L’allontanamento dalla fede ricevuta, cadendo nella pigrizia e tornando alla vita immorale dei pagani, crocifigge Gesù nuovamente, ma c’è una speranza costituita dalla fedeltà di Dio che ha giurato per se stesso.
Dio è fedele alla sua promessa di una terra beata, che è Egli stesso, ed il dono dello Spirito Santo ne è l’anticipo.
Il suo Regno si avvera in noi, e se noi lo abbandoniamo, egli però rimane fedele al suo patto santo. In questo sta il fondamento della nostra speranza. Noi che siamo ancora qua, e che diventiamo pigri, cadiamo nell’accidia, che torniamo senza costanza alle opere di peccato, noi tuttavia abbiamo la speranza, come un’ancora gettata al di là del velo del tempio, cioè al cospetto di Dio. Questa ancora di buona speranza è Cristo stesso, che come Sommo Sacerdote ha oltrepassato il velo, sta al cospetto di Dio Padre e intercede per noi.
Questa è la nostra possibilità di tornare ad essere in pienezza gli eredi del Regno, del dono dello Spirito Santo in attesa di entrare anche noi e ricevere il premio della gloria, la risurrezione dei corpi dopo il giudizio.
Il pegno di Cristo è descritto con una immagine forte di un ancoraggio della nave nella tempesta sulla roccia salda che è Cristo Gesù. Egli è al di là della tempesta e della morte. Se rimaniamo legati alla corda di tale ancora, noi non temiamo, poiché egli intercede per noi e ci conduce dove lui si trova.
La speranza cristiana non è fondata sulle nostre capacità, sulle possibilità, sugli uomini, sulle prospettive ed i pronostici, ma su tale ancoraggio spirituale, per la promessa di Dio, irrevocabile, e sul Patto siglato con lui con il Fratello maggiore, il primogenito risuscitato dai morti, che ci ha uniti a sé e non ci lascia.
Se pecchiamo, possiamo tornare a lui, finché ci è favorevole il tempo che ci è concesso, fino a quando dura questo oggi che, per quanto difficile e tremendo, è il tempo della nostra occasione di fede.
Nella prova si affina la nostra anima, e con la perseveranza salveremo le nostre anime, poiché la nostra speranza è il legame con Cristo Gesù.

Dio vi benedica!
Gabriele Nanni

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