Generazioni Stirpi Creato, Regno di Dio, Resurrezione, Sacerdozio, Sacrificio Sangue
La potenza di una vita indistruttibile – Commento al vangelo – 20.1.2021 – Eb 7,1-3.15-17 (creato co
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Dalla lettera agli Ebrei (Eb 7,1-3.15-17)
Fratelli, Melchìsedek, re di Salem, sacerdote del Dio altissimo, andò incontro ad Abramo mentre ritornava dall’avere sconfitto i re e lo benedisse; a lui Abramo diede la decima di ogni cosa.
Anzitutto il suo nome significa “re di giustizia”; poi è anche re di Salem, cioè “re di pace”. Egli, senza padre, senza madre, senza genealogia, senza principio di giorni nĂ© fine di vita, fatto simile al Figlio di Dio, rimane sacerdote per sempre.
[Ora,] sorge, a somiglianza di Melchìsedek, un sacerdote differente, il quale non è diventato tale secondo una legge prescritta dagli uomini, ma per la potenza di una vita indistruttibile. Gli è resa infatti questa testimonianza:
«Tu sei sacerdote per sempre
secondo l’ordine di Melchìsedek».
Melchisedek, come la Scrittura e il commento della lettera agli Ebrei ci illustrano è un Re-Sacerdote misterioso a cui Abramo paga la decima, il tributo destinato ai Re e ai Sacerdoti. La riflessione della Lettera agli Ebrei induce a considerare che la stirpe di Abramo, da cui provengono i leviti, cioè i discendenti di Levi deputati al sacerdozio, è debitrice e dipendente quindi a Melchisedek, poiché in Abramo la futura stirpe pagò il tributo.
Questo spinge a considerare il sacerdozio levitico come inferiore rispetto a quello di Melchisedek, che non faceva parte della stirpe di Abramo, ma senza genealogia, e senza nessun diritto proveniente da uomini.
La profezia del Salmo 110 corrobora la promessa di un sacerdozio futuro non fondato da uomini, ma proveniente da Dio, dalla sua promessa, un nuovo Ordine sacerdotale che dura per l’eternitĂ : “Tu sei sacerdote per sempre secondo l’ordine di Melchìsedek.”.
Tutto ciò prefigura Cristo, che non era proveniente dalla tribù di Levi, non era discendente di Aronne, e quindi non era di stirpe sacerdotale, bensì discendente di Giuda e di Davide.
Il sacerdozio di Cristo e la sua regalità sono fondate sulla volontà del Padre che realizza in lui l’Ordine del nuovo sacerdozio, che non ha tramonto, perché eterno per la sua origine, la volontà divina, e per la sua durata, poiché il Cristo sacerdote e Agnello sacrificale al tempo stesso, muore per risorgere e non più morire.
Bisogna sottolineare che Cristo non vive nella situazione dei nostri defunti, ma nella sua corporeità resa eterna dalla Risurrezione. La dimensione sacerdotale implica, infatti, un corpo che porta le debolezze e che deve essere sacrificato per il perdono delle colpe. Cosa che Gesù ha fatto e perciò è stato glorificato dal Padre.
Il suo sacerdozio quindi non si esaurisce con la vita sulla terra, poiché egli vive in eterno con il suo corpo e donando la vita mortale è divenuto capace di donare la vita immortale, Re dell’Universo da lui creato, datore di vita per esso. Quel che creò come Verbo del Padre, egli redense con il suo sangue e ancora lo sostiene e governa con la potenza di vita eterna che gli proviene dal suo essere entrato nell’immortalità con il suo corpo.
Perciò la Lettera agli Ebrei dice con forza straordinaria che il suo sacerdozio è differente: “Per la potenza di una vita indistruttibile.”.
La parola “indistruttibile” traduce il greco “indissolvibile”: significa che la sua potenza vitale non si scioglie come quella della vita sulla terra. Nessuno la può sciogliere né ricostituirla, poiché è per sempre.
Il Risorto, dunque, Regna come Re e Sacerdote.
Come Sacerdote, ha redento e redime l’umanità tutta davanti al Padre, come Mediatore per gli uomini, portatore delle debolezze del genere umano, dei peccati e delle colpe.
Come Re dona la vita per l’umanità e l’universo intero. Da lui fluisce la forza che sostiene il mondo e lo dirige con le sue Leggi. Cristo è innervato nel creato per essersi fatto come una creatura, ma è elevato alla potenza regale per cui Egli è la Vita del mondo.
Nessuno può dissolvere la sua esistenza, il suo titolo di Re e di Sacerdote: egli ha vinto la morte il peccato e Satana. Chiunque si allei con i suoi nemici, già sconfitti, è destinato alla sconfitta. Egli non deve vincere, perché ha già vinto, ed attende la nostra vittoria attraverso la nostra unione con lui Vincitore.
Il nostro sacerdozio, la nostra regalità sono iscritti in Cristo, poiché siamo parte del suo corpo. Come la discendenza di Abramo era nei lombi di Abramo ed in lui agiva, così anche noi siamo in Cristo ed in lui abbiamo agito nella sua lotta, nella sua morte, nella sua risurrezione.
Il segreto sta nel rimanere uniti a Gesù, poiché la vittoria ci appartiene. Siamo sconfitti solo se lo rinneghiamo. Ma questo non segna la sua sconfitta, bensì la nostra, se preferiamo essere di un’altra stirpe, che non sia quella del Cristo Gesù.
Dio vi benedica!
Gabriele Nanni