Fede Fiducia, Parola La-, Regno di Dio, Resurrezione
Fede e testimoni – Commento al vangelo – 1.2.2021 – Eb 11,32-40 (creato con Spreaker)
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Dalla lettera agli Ebrei (Eb 11,32-40)
Fratelli, che dirò ancora? Mi mancherebbe il tempo se volessi narrare di Gedeone, di Barak, di Sansone, di Iefte, di Davide, di Samuèle e dei profeti; per fede, essi conquistarono regni, esercitarono la giustizia, ottennero ciò che era stato promesso, chiusero le fauci dei leoni, spensero la violenza del fuoco, sfuggirono alla lama della spada, trassero vigore dalla loro debolezza, divennero forti in guerra, respinsero invasioni di stranieri.
Alcune donne riebbero, per risurrezione, i loro morti. Altri, poi, furono torturati, non accettando la liberazione loro offerta, per ottenere una migliore risurrezione. Altri, infine, subirono insulti e flagelli, catene e prigionia. Furono lapidati, torturati, tagliati in due, furono uccisi di spada, andarono in giro coperti di pelli di pecora e di capra, bisognosi, tribolati, maltrattati – di loro il mondo non era degno! -, vaganti per i deserti, sui monti, tra le caverne e le spelonche della terra.
Tutti costoro, pur essendo stati approvati a causa della loro fede, non ottennero ciò che era stato loro promesso: Dio infatti per noi aveva predisposto qualcosa di meglio, affinché essi non ottenessero la perfezione senza di noi.
La fede è il punto centrale del rapporto con Dio. Fede non è fideismo, vago sentimento che nasconda necessità di sicurezze o deleghe di responsabilità a cui non si vuole o non si sa ottemperare. Fede non è nemmeno sentimentalismo e tantomeno romantico istinto irrazionale contrapposto alla ragione, come tanta letteratura vuol definire da tre secoli a questa parte.
La fede di cui si parla nella lettera agli Ebrei, che è la fede della Chiesa, è una fiducia nelle Parole che sono di Dio, attraverso i profeti, prima, di Gesù poi, Parola fatta carne per portare a perfezione quello i suoi profeti avevano visto da lontano.
Le manifestazioni della Parola furono grandiose, proprio per dare un fondamento molto concreto e tangibile riguardo all’Autore della Parola: così Abramo, Mosè, Elia e tanti altri ebbero modo di sperimentare la potenza liberatrice di Dio e di compiere imprese sovrumane.
I magnalia Dei, le opere grandi di Dio, furono marcati a fuoco nella memoria di Israele e si ripeterono nelle generazioni successive attraverso miracoli e potenza infusa in coloro che credettero senza riserve alla Parola.
La fedeltà alla Parola viene sempre provata attraverso gli elementi contrari, il mondo incredulo e pagano, avvolto nel peccato e nelle tenebre, che mosso da altri spiriti si oppone a tutti coloro che sono illuminati dalla Parola di Dio. Chi è nella luce provoca chi è nelle tenebre; chi possiede un cuore rivolto alla Verità trae vantaggio dalla luce di Dio riflessa in chi crede; chi invece odia la luce, si avventa crudele e feroce contro chi testimonia la Luce di Dio.
Così il mondo si divide davanti al fascio di luce, le tenebre devono ritirarsi, ma non senza infierire sulla parte debole, la carne di uomini e donne che credono.
Questa è la testimonianza richiesta ai fedeli, i quali, pur non ricevendo qua, sulla terra il premio, pur senza vedere in questa vita le promesse, credono fino a dare la vita. Come dice il testo: “Eppure, tutti costoro, pur avendo ricevuto per la loro fede una buona testimonianza, non conseguirono la promessa”(Eb 11,39, trad. CEI, 1974). “Dio infatti per noi aveva predisposto qualcosa di meglio”.
La promessa antica si configurava nel segno materiale della terra e della discendenza, non senza però un annuncio di promesse migliori, cioè la risurrezione e la vita eterna, il Regno che non è di questo mondo.
I testimoni antichi della fede furono emarginati, esiliati, uccisi, ridotti in povertà, ma non cedettero alle pressioni, alle lusinghe, alle minacce, pur di rimanere fedeli a Dio.
Il loro sacrificio fu per attendere noi, per conseguire insieme i beni futuri del Regno eterno di pace. La perfezione, infatti sta nell’entrare nel Regno configurati a Cristo Uomo-Dio, santificati, divinizzati a sua immagine.
Questi beni migliori richiedono fiducia nella Parola su fatti migliori di quelli antichi, quelli della presenza di Dio in forma umana, Gesù, che vince sul peccato e sulla morte. Questa fede richiede dedizione completa fino a dare la vita, il disprezzo delle cose del mondo, ma soprattutto una carità tutta soprannaturale, che sappia vincere le opposizioni feroci e cattive del mondo, per implorare la salvezza dei prigionieri della cattiveria, per saper dire fino all’estremo “Padre perdona!”.
Allora anche noi avremo conseguito la testimonianza ed insieme agli antichi eroi della fede entreremo nel Regno della pace di Dio.
Dio vi benedica!
Gabriele Nanni