1 maggio 2021
GESÙ, IL FIGLIO DEL FALEGNAME
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 13,54-58)
In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: “Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?”. Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: “Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua”. E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.
Il Figlio di Dio si nasconde nell’umanità. Giuseppe è il padre affidatario sulla terra affinché il Dio fatto uomo cresca, poiché è veramente uomo nato da donna, ma deve avere un custode, forte e fedele che lo protegga fino a quando la sua missione di salvatore debba compiersi. Giuseppe è il servo fedele della stirpe di Davide, ma povero ed umile. Egli si sostenta e mantiene la famiglia con il suo lavoro, la sua fiducia sta nella Provvidenza divina, e non ha né ambizioni, né desidera salire nello status sociale. Giuseppe conosce il valore dello Spirito e l’unione profonda con Dio, il suo unico tesoro, la ricchezza nascosta, che gli uomini con vedono e non conoscono. Egli conosce la natura divina di Gesù, l’angelo glielo rivelò ed egli fu pronto a credere. Il suo lavoro non cambiò, rimase falegname come aveva scelto, poiché se la Provvidenza del Padre celeste aveva scelto lui, quello doveva essere la via, il luogo, la condizione giusta per il Figlio di Dio. Il mestiere umile e paziente rifletteva lo spirito di San Giuseppe e lo faceva rimanere tale. Il lavoro aiuta a rimanere umili, se non diventa l’obiettivo, per il potere ed il guadagno, non è un mezzo di crescita materiale, ma di crescita spirituale. La redenzione espiatoria del peccato passa per il lavoro della terra, e San Giuseppe conosceva le Scritture e la misericordia di Dio. Gesù dunque apprese lo stesso lavoro, e San Giuseppe fu il suo maestro in questo. Gesù crebbe alla scuola di Maria e di Giuseppe: nell’umiltà concreta della vita materiale può crescere la ricchezza della vita spirituale. Così Gesù, guidato dalla mano sapiente di Giuseppe e di Maria cresceva in età e in grazia, fino al momento della rivelazione della sua sapienza tutta divina, ma che passava per la sua umanità. Alla scuola di Maria e di Giuseppe, che sapevano tener basse le ansie e i desideri umani, per essere graditi a Dio, Gesù fanciullo crebbe come vero bambino, come vero figlio, come umile discepolo della piccolezza dei genitori che il Padre celeste gli aveva dato. E li amò sino alla fine, ma essi furono secondi alla volontà del Padre celeste, perché per questo era venuto sulla terra. La vera sapienza era nell’Uomo Gesù, non proveniva da fonti umane, se non quella della scuola dei genitori, la scuola dell’umiltà, dello svuotamento dei desideri e delle paure, per contare solo su Dio. Questa fu la sapienza ispirata che Gesù imparò come Uomo e che nell’Uomo seppe posarsi nella sua pienezza. Questa sapienza dell’umiltà gli chiese Dio, per far rilucere tutta la Sapienza divina per guidare gli uomini a lui, al Cielo. “Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname?” si chiedeva la gente. Lo stacco tra la vita comune e la sapienza potente in parole ed opere era sotto gli occhi di tutti. È anche sotto i nostri occhi l’insegnamento perenne della umiltà che sola può conoscere la volontà di Dio, e con essa la vita diventa trasformata. Quanto più si calpestano i valori del mondo, tanto più Dio riposa nel nostro cuore; tanto più si calpesta lo spirito di superbia, tanto più la Sapienza riposa nel nostro cuore; tanto più si rifugge dalla stima degli uomini, tanto più diventiamo preziosi agli occhi del Creatore e Salvatore; quanto più ci lasciamo guidare dalla Provvidenza, tanto più compiamo la volontà di Dio. Egli è la meta, l’unico degno di adorazione, di amore incondizionato, degno di essere servito, nel modo in cui egli dispone. L’annientamento umano, ci dona l’esaltazione divina, la giustizia divina ci dona il perdono e ci fa eredi con Gesù Cristo dell’intero suo Regno. La vera ricchezza e la vera gloria provengono da Dio, se rimaniamo fedeli a lui e non a noi stessi.
Dio vi benedica!
Gabriele Nanni