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Adorazione della Santa Croce – Commento al vangelo – 2.4.2021 – Gv 18, 1– 19,42 (creato con Spreaker
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2 aprile 2021
ADORAZIONE DELLA SANTA CROCE
Dal vangelo secondo Giovanni (Gv 18, 1– 19,42)
Era il giorno della Parascève e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: «Non gli sarà spezzato alcun osso». E un altro passo della Scrittura dice ancora: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto».
Il corpo di Gesù viene staccato dalla croce perché la Parasceve, era il giorno della preparazione della Pasqua e i cadaveri non potevano essere lasciati insepolti.
Gesù è veramente morto, e due profezie si avverano: “Nessun osso gli verrà spezzato” (Sal 33,21) e “Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto” (Zc 12,10). La trafittura riguarda lo squarciamento del cuore con il colpo di lancia per assicurare che Gesù fosse morto, come già appariva, mentre gli viene risparmiato il crurifragio, cioè lo spezzamento delle ossa delle gambe per accelerare la morte come agli altri due condannati.
Da quel momento il corpo è separato dalla croce, che rimane intrisa del suo sangue, e viene deposto in un sepolcro vicino al luogo del martirio.
Quella croce non fu tolta, ma divenne oggetto di devozione dei fedeli. Gli scavi della Regina Elena, madre di Costantino riportarono alla luce le croci intatte e con esse il culto della Santa Croce si sviluppò con i pellegrini che andavano ad adorare il legno. L’espressione “adoratio” indica propriamente l’accostare la bocca per baciare la reliquia della Croce.
Questo culto viene presentato al Venerdì Santo, in ogni chiesa, dove viene esposto il simulacro della Santa Croce: il bacio dei fedeli viene dato alla riproduzione di una croce, ma l’atto intende riprodurre, nell’intenzione, il bacio adorante alla vera Croce che fu quella di Gesù.
La comprensione di questo culto è assai profonda. Infatti, nessuno può amare lo strumento di morte della persona amata, se non si comprende che quello fu il mezzo della salvezza dell’umanità.
Per mezzo delle sue piaghe noi siamo guariti, tutti saranno attirati a Gesù Crocifisso, e tutti coloro che lo guarderanno saranno guariti, cioè salvati.
La comprensione della salvezza per mezzo della morte di Gesù non è immediata, se non si conosce e non si intende la Scrittura nelle sue profezie, come quella del serpente di bronzo innalzato da Mosè su un’asta, che conferiva la guarigione a chi fosse stato morso dai serpenti velenosi (Cf Nm 21.4-9). Gesù lo richiama dicendo: “E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo.” (Gv 3,14).
Adorare la Croce vuol dire comprendere il mistero della redenzione attraverso la croce. Prendere la croce come via di salvezza per sè per gli altri è la via che Gesù indica: “Chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me.” (Mt 10,38).
La sofferenza di Cristo diventa Via di salvezza perché stabilito dalla volontà del Padre, per cui con Gesù ogni sofferenza e ingiustizia, associata alla croce di Gesù, diventa salvezza per la vita eterna.
Noi, dunque, adoriamo la Croce come strumento della nostra redenzione operata da Gesù, ma anche come via per giungere al Cielo, accettando in questa vita quello che ci fa soffrire e ci uccide.
Tale accettazione è resa incondizionata all’amore di Dio, che ci salva attraverso la nostra condizione di morte. La morte di questo mondo, anziché rimanere dannazione viene tramutata in percorso per la Vita: “Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.” (Mt 10,39).
Dio vi benedica!
Gabriele Nanni